Sunday, June 21, 2015

Record personale

Oltre ogni mia aspettativa domani, lunedì 22 giugno 2015, stabilisco un mio personalissimo record.
Trecentosessantacinque giorni che non attraverso l'Oceano per riunirmi con la mia famiglia e i miei amici.
Trecentosessantacinque giorni durante i quali ne sono successe di cose, una o due belle e una valanga di brutte. Momenti non condivisi come avrei voluto, e forse dovuto, con la mia famiglia. Momenti che mi hanno messa alla prova e che mi hanno dato innumerevoli notti insonni.
Cinquantadue settimane di lontananza nello spazio e nel tempo da dove provengo e dove ho lasciato trentaquattro anni di vita.
Dodici mesi volati, nonostante alcuni giorni sembrassero interminabili nel bene e nel male.
Un anno durante il quale ho visto, e sto vedendo, crescere i miei nipoti e cugini attraverso foto, video chiamate e messaggi.  Allo stesso modo "vedo i miei nonni invecchiare".
Un anno durante il quale molte cose sono cambiate, io sono cambiata e con me la mia vita qui.
Non credevo di avere la forza per stare così tanto lontana dalla mia mamma, dalla mia sorella e compagnia bella! Eppure è andata così.
Sono partita lo scorso anno con la consapevolezza che non sarei tornata presto, l'ho detto a tutti quando ci siamo salutati ma soprattutto l'ho dovuto ripetere a me stessa come un mantra. Fino a convincermi che ce l'avrei fatta.
Non che ne sia felice e orgogliosa. potessi partirei domani ma per ora va bene così.
Ho scoperto di avere risorse nascoste di forza e pazienza che credevo di aver esaurito perché le avevo riversate in passato su altre vicende.
Mi piace sognare che la prossima volta che rivedrò qualcuno a me caro sarà perché verranno qui da noi, vedranno come viviamo e chi siamo come piccola famiglia. Li porterò in giro per mostrare loro le piccole cose che ho imparato e la bellezza di Boston.
Sfogo finito, forse melenso e malinconico ma ne avevo bisogno.
Ora che un anno è passato inizio il conto alla rovescia per quel giorno, ancora indefinito, nel quale l'ennesimo aeroplano mi porterà a riabbracciare le persone dalle quali oggi sono seimilaquattrocentodieci km lontana!

A.

Tuesday, June 16, 2015

Lui ha un Ego da paura!

Leggo quotidianamente le news online e a parte lo sconcerto per le tragedie da ogni parte del mondo, rimango sempre incuriosita dalle tipiche americanate che trovo. Si tratta sempre di cose vere e che accadono solo qui. Come la faccenda della quale leggevo oggi, sembra una scemenza ma fa riflettere. 
Manny Ramirez, ex giocatore di baseball per i Boston Red Sox, famoso per essere stato squalificato perché positivo a sostanze proibite e per detenere ancora il record come giocatore più pagato nella storia della squadra, ha tre figli maschi. Fin qui tutto bene.
La faccenda fa ridere quando si viene a sapere che tutti e tre i figli hanno il nome del padre.
È tipico nei paesi anglosassoni che i genitori diano ai figli la famosa "nomata" , cioè il nome dei nonni così come danno il loro stesso nome ai figli.
Conosco familiari e amici che portano il nome del padre e quindi diventano Junior, per esempio Robert Junior o più breve JR o BJ diminutivo di William, che sarebbe poi mio marito.
Capisco un figlio che porta il tuo nome ma tutti e tre. Perché?
Ma che problemi hai?  Ce l'hai grosso...l'ego! Hai delle aspettative infinite verso questi ragazzi. Hai proprio bisogno di rivedere te stesso in loro e magari sogni pure di veder replicare le tue spettacolari gesta? Hai paura di essere dimenticato?
Mi domando cosa accada in casa tua quando ne chiami uno e ne arrivano tre.
Inoltre come si sentiranno questi tre fratelli. Sono tre persone ben distinte ma con lo stesso nome. Saranno infastiditi da questo? E se a loro proprio non piace? Facile, cambiano nome e sconvolgono il super ego del padre.
D'altronde il padre in questione, nato nella Depubblica Dominicana, è diventato cittadino americano nel 2004 e probabilmente si è così naturalizzato e allineato alla megalomania degli americani che non poteva fare altrimenti. Allora ha fatto di più.

A.

Friday, June 12, 2015

Dall'albicocca in poi

Questa sera a fine pasto ho assaggiato la prima albicocca della stagione. L'aspetto sbiadito non prometteva niente di buono. Al primo morso la delusione. Ma più che altro una retrospettiva di pensieri interminabile.
Con il sapore insipido mi ha travolta la malinconia per quelle cose che qui per svariati motivi non ho più, non mangio più o non vedo più.
E cioè:
-Le albicocche che nonna comprava al mercato, belle e quasi arancioni, succose, dolci, morbide.
-Il suono delle campane. Da brava eretica non vado in chiesa, non ne avrei motivo, ma il suono delle campane, un po'  campagnolo, quasi mi manca. Quelle allegre e quelle che fanno venire sonno quando le senti alle due di un pomeriggio di Luglio. Qui non le sento mai, forse ci sono ma io ancora non le ho sentite.
- Le stradine sterrate e polverose di alcuni paesini.
- I ciottoli scomodissimi sui quali solo noi possiamo camminare.
- Le giratine della domenica. Non fanno parte della cultura americana. Punto. Si fa altro e mi sono adattata.
- La minestra di pane della mia nonna. Lo stomaco brontola quando ci penso.
- Il ragù della mia mamma. Ci provo e mi impegno ma non mi verrà mai così buono!.
- Le passeggiate alla Tinaia.
- Firenze in una notte d'estate.
- Le zucchine quelle piccole e deliziose.
- Il profumo delle pagine dell'album di fotografie di quando ero bambina. Il classico album gigante con la copertina in pelle e la velina in mezzo ad ogni pagina. La prossima volta che torno in Italia lo porto via. Ha un profumino inconfondibile, non so cosa sia esattamente ma sa di buono.
- Poter prendere il telefono e dire: "chiamo Madda e vado a trovarla in quella casa che sa di pace e tranquillità".
- Le colazioni in pasticceria. Soprattutto quelle con mia nipote.
- Il profumo di un forno che si respira dall'esterno.
- Il quotidiano la Repubblica, versione cartacea, quella vera che mi macchia le dita.
- Saper dove andare quando devo sbrigare qualche scartoffia.
- Il buio pesto in camera da letto. Non abbiamo "gli avvolgibili" ma veneziane alle finestre e quando inizia ad albeggiare la luce trova quella piccola, odiosa fessura e mi arriva dritta negli occhi.
- Una zona abbastanza buia dalla quale ammirare le stelline cadenti nelle quali ho tanto creduto e mi hanno portata qui.

Potrei continuare per ore ma mi fermo perché tutto sommato mi mancano sì un sacco di cose ma qui ho trovato la sola cosa che non avevo in Italia: Lui e "la vita che sognavo da bambino". Jova docet!

A.



Wednesday, June 10, 2015

Lo stile non è gomma!

In Italia, almeno a Firenze, le americane  le riconosci perché indossano quasi esclusivamente le infradito.
Ma non un paio di Chanel o Birkenstock. Ma bensì quelle di gomma, quelle da spiaggia per intendersi. Modello basico. Gomma, pura gommaccia che si consuma dopo due ore sul lato dove il piede appoggia di più.
Io, piccola ingenua che non sono altro, pensavo fosse un discorso di comodità e mi dicevo: "mah, queste sono in vacanza qui e magari le usano per comodità visto che camminano molto in città ". Anche quando le vedevo vestite quasi bene con ai piedi queste palette gommate.
Poi sono venuta da questa parte dell'oceano ed ho iniziato a  capire.
Sì è un discorso di comodità ma soprattutto è normale. Normale usarle sempre e comunque.. Poi non si fanno alcuna remora e le vedi sfoggiare le infradito in ogni occasione.
Sono un must, cioè quell'indispensabile accessorio da avere assolutamente nell'armadio.
Ne hanno in tutte le salse, svariati colori, modelli, gommati o cordati, addirittura con un po' di zeppa
(orrore degli orrori).
Le vedo in giro talvolta ben vestite, in divisa da lavoro più o meno elegante portare con disinvoltura queste infradito che io tengo in casa o al massimo al mare. Se devo andare in giardino a volte mi viene il dubbio non sia il caso di usarle.
Per me sono un po' la ciabatta classica che intendiamo noi, si usa in casa. Ma fuori almeno un sandalo decente. Gommati si va al mare, in piscina o in casa. O dalla vicina di casa per chiedere un uovo che ti manca sul più bello della ricetta che stai eseguendo.
La regola secondo me dovrebbe essere che non escono dal perimetro della proprietà nel quale si vive.
Stanno lì, tutti sanno che esistono ma non si mostrano. Totale omertà.
È anche vero che le tipiche donne americane  non hanno la raffinatezza degli europei nei vestire e guardano molto alla praticità. Ma il bello loro è che si fanno meno problemi di noi, se ne fregano se una come me rimane inorridita se le vede in un ufficio qualsiasi camminare su questo pezzo di gomma.

Ho addirittura letto un articolo online nel quale veniva fatta una brutta critica a delle persone che erano state invitate alla Casa Bianca e che nella foto di gruppo con il Presidente indossavano queste meravigliose infradito.
Ma loro ci ridono e ribattono che vivono in un paese libero e democratico e quindi ai piedi mettono quello che vogliono. Se non sono stati fermati all'entrata della Casa Bianca chi li ferma più?!
E poco importa se ci sono studi scientifici che dimostrano che l'uso smodato di queste causa problemi fisici ed è fonte di funghi e batteri. Tanto loro si spruzzano in continuazione con i prodotti antibatterici e proseguono per la loro strada.
A me piace quando le offrono ai matrimoni come alternativa al tacco quando si aprono le danze. Ecco, mi pare un idea carina e divertente.
Io le uso solo in casa. Anche se una confessione da fare ce l'avrei.
Ieri, presa dal l'ansia di non trovare una cosa in un negozio per la Mia Amica, sono uscita di casa così come ero. Fossi stata nella cittadina italiana dove sono nata e cresciuta, mi avrebbero presa per una scappata di casa. Avevo ai piedi le infradito che uso in casa, quelle versione casalinga disperata. Era un'emergenza, non potevo perdere tempo a cambiarmi. Non accadra' mai piu'!
Le adoro, ma non escono mai dal vialetto. Scatta l'allarme, si bloccano le gambe,
Qui nessuno mi ha notata.  Se non apro bocca pensano che sia un autoctona. Perché le infradito e il perfetto inglese fanno  di ogni donna una vera americana!
Per quanto mi riguarda il perfetto inglese mi manca e le infradito da sfoggiare ovunque pure quindi rimango la perfetta italiana e me ne vanto!
Mi vanto anche delle Birkenstock che tutte le tipe qui mi invidiano. Qui costano tantissimo e sembrano decollare solo ora nella moda.
Eh, ancora una volta stiamo avanti noi!