Wednesday, November 9, 2016

The future is female

Sono andata a dormire tardi ieri sera. Io e mio marito abbiamo seguito passo passo i risultati delle elezioni e quando ho sentito l'ansia salire mi sono rifugiata a letto.
Mi sono ripetuta molteplici volte che non poteva succedere, che Lei avrebbe vinto lo stesso. Che sarebbe stato un faccia a faccia fino alla fine ma che lei sarebbe stata la Presidente di questo paese. Ne avrebbe scritto la storia dimostrando al mondo intero che the future is female. Il futuro è donna. 
Ho provato a dormire, mi sono addormentata tardissimo e alle 5:30 quando la sveglia ha suonato ho trovato innumerevoli messaggi dall'altra parte del mondo. Amici e parenti stupiti ma soprattutto preoccupati. 
Ho fatto pipì con il telefono in mano sperando di essere ancora nel brutto sogno iniziato poche ore prima.
Mi sono catapultata in cucina e ho iniziato a leggere le prime drammatiche notizie. Mi sono messa le mani nei capelli, volevo solo piangere. La delusione più grande me l'ha data questo paese oggi dopo avermi anche piacevolmente stupita in questi ultimi 7 anni che lo frequento.
Prima mi ha rifiutata poi mi ha accolta e ora mi da la possibilità di diventare cittadina. Aspettavo oggi per iniziare a scaricare i moduli online, farlo cioè durante il mandato di Hillary Clinton. Sognavo di diventare cittadina di un paese con un presidente donna, una donna competente, preparata, discreta, garbata e forte più di un uomo. Pensavo di iniziare proprio oggi, 9 novembre, per scegliere un giorno simbolico importante . Io immigrata mi sarei sentita accolta, voluta, una persona in più per il paese. Non un numero da far calare ma una persona in più per contribuire in larga scala.
Invece oggi combatto con l'ansia e il dover digerire questo boccone così amaro che mi da solo nausea e voglia di vomitare.
Mi sono svegliata oggi in un paese in cui, la sua parte più ignorante e retrograda, ha scelto di tornare indietro nel tempo. Ha scelto di mettere in mano le sue sorti ad una persona che non è nemmeno mai stata investita della più piccola carica pubblica e politica. Un uomo che fa paura. Un uomo che potrebbe sconvolgere il mondo intero e stravolgere le conquiste umane ottenuto da Obama. Si passa dalle stelle alle stalle. Si passa da aver un presidente pacato, educato, preparato  e garbato and uno che urla, un maleducato, uno sbavoso, arrogante e inetto per niente preparato a gestire un paese come questo. 
Io ho paura. Ho paura per la mia dignità, ho paura per il futuro che noi due come famiglia vorremmo, ho il terrore di questo mio status da immigrata che potrebbe non cambiare mai. Da un giorno ad un altro mi sento meno accolta, sento che c'è una grande nuvola sopra di me che mi segue con la sua ombra scura. Mi osserva e mi fa sentir poco accolta e non ben vista. Il mio progetto di chiedere la cittadinanza ora mi fa paura. Ho il terrore che le cose cambino sotto i nostri occhi e si possa far poco per fermarle. Ho paura come donna, ho paura che questo presidente educhi la sua gente ad un'immagine di donna del passato, succube. Ho l'ansia per i diritti delle donne che potrebbero essere calpestati come formiche. Temo per gli immigrati che stanno facendo di tutto per legalizzare la loro posizione. Ora si troveranno in un limbo. Quando finirà? E come finirà? E come spiegheranno tutto questo macello ai loro bambini? Chi lo proteggerà?
E i diritti conquistati da Obama per le coppie gay? E la salute di questo popolo, che è già un lusso oggi chissà cosa ne sarà tra qualche anno. E le persone con disabilità che si vedranno 
 tagliati supporti economici? Forse sono catastrofica, esagerata e per niente realista ma passare da Obama a Trump sarà uno scossone tremendo per tutti qui.
Io non credo che tutti gli americani siano "poco intelligenti" ( per essere garbata e non offendere nessuno) ma credo invece che ci sia una buona fetta che continuerà a mandare avanti I proprio ideali democratici e progressisti. E magari tra quattro anni questo incubo finirà e lui non otterrà un secondo mandato. Ma c'è una buona possibilità che prima si debba passare da una brutta crisi che metta di nuovo alla prova tutti. Una centrifuga di brutti episodi che ci farà venire i capelli bianchi, profonde rughe e qualche ulcera. 
Spero duri "solo" quattro anni, saranno intensi e tremendi. Spero i democratici nel frattempo individuino un valido candidato che sappia parlare alla gente e arrivare al cuore, una persona buona, umana e consapevole dei guai che erediterà. Impossibile
trovate un'altra Hillary Clinton. Mi dispiace, ma la penso così.
Intanto credo che the future is female, nonostante tutto ora più che mai. Purtroppo non c'è una donna a capo di questo paese,ma ci sono donne ovunque che mandano avanti il mondo intero in tanti altri modi . Proprio ora e, proprio perché un sessista è diventato presidente degli Stati Uniti, le donne sentono l'esigenza di combattere qualunque cosa si opponga al loro volere e che oltraggi la loro dignità. E sanno di dover fortemente continuare ad opporsi alla violenza della quale talvolta sono vittime. 

Saturday, August 6, 2016

I miei primi tre anni

Il 28 Luglio ho festeggiato i miei primi tre anni qui.
Mi sono appisolata un attimo e quando mi sono svegliata mi sono ritrovata con trentasei mesi di nuova vita. Una serie di cose mai pensate o immaginate prima, cose belle e cose meno belle. Bei ricordi che già custodisco gelosamente nel cuore, avventure che mi hanno sorpresa, mille dubbi ancora da risolvere, nozioni che mi faranno comodo in futuro. Tre anni di vita condivisa con mio marito, finalmente! Burocrazia che sembrava incomprensibile e impossibile da risolvere ora mi fa il solletico. Potrei scrivere una guida per immigrati negli States.
Ho avuto modo anche di "assaggiare"questa cultura, questo mondo pieno di difetti ma con tantissimi pregi che inizio adesso ad apprezzare. Dico assaggiare perché tre anni possono sembrare un pò ma non sono nulla. Ho ancora molte cose da imparare e fare mie, sto ancora facendo pratica. Devo ancora capire come si costruisce una vera amicizia da queste parti o come non incazzarsi quando mi arrivano le fatture di questo o quel medico anche con la copertura dell'associazione.
Insomma, ho pensato molto ultimamente alla mia nuova vita qui e queste sono le mie "profonde riflessioni filosofiche". Tutte basate su fatti realmente accaduti. Alcune mettono in evidenza gli aspetti che amo degli americani e altre quelli negativi.

1. Negli Stati Uniti non si trovano dei semplicissimi sottovasi. Avete presente quelli di plastica marrone? Ecco, sono oggetti sconosciuti. Non esistono, non si trovano. Due amiche italiane qua me ne hanno parlato e la stessa cosa è successa anche a me quando ne ho avuto bisogno. Quindi se volete iniziare un nuovo business qui iniziate ad esportare sottovasi di plastica marroni di diverse forme e dimensioni.
2. Andare ad eventi quali concerti, teatro, cinema...è quasi inaccessibile. In Italia ci lamentiamo che un biglietto può costare fino a settanta euro quando qui parte da settanta dollari, se ti va bene. Io ho visto Madonna in concerto ( regalo per il mio compleanno da parte di mio marito) seduta a mezzo chilometro dal palco alla modica cifra di centotrenta dollari. Il biglietto più economico. Ultima fila in alto del palazzetto. Due file sotto giù costava già almeno cinquanta dollari in più. Credo che il prossimo concerto sarà nel 2018. Peccato, perché da Boston ci passano artisti e band fantastiche.
3. Ti ammali di un qualsiasi virus stagionale o altro? C'è una sola cosa da fare. Una bella zuppa di pollo, rigorosamente in lattina, e una bomba atomica di ibuprofene e tutto passa. Oppure una bella botta di paracetamolo. Perché non è normale come il nostro, da 500 per dolori minimi e da 1000 per la febbre. No, qui ti basta quello da 325 e sei pronto per la maratona di Boston. E arrivi magari fino a New York. È un mistero per me la magica sostanza che lo rende così forte.
4. Amici e parenti mi prendono per il culo per il bidèt in casa. Sghignazzano e fanno domande poco brillanti sul suo uso. Prendetemi pure per il culo, amici miei. Ma sappiate che lo trovate pulito! Non come il vostro "pulito" con le salviette umidificate... E qui mi fermo che è meglio!
5. A questo popolo invidio l'entusiasmo e l'ottimismo. Qualsiasi cosa facciano la fanno convinti di arrivare fino in fondo, ci credono, si impegnano per la massima resa e lo fanno sempre con ottimismo. Non mettono in conto un fallimento, loro devono sempre riuscire in ciò che fanno. A volte li trovo troppo severi con sé stessi altre vorrei essere come loro. Io invece sono miss pessimismo, ogni anno vinco il primo premio e non mi smuovo dal trono manco con le testate. L'americano che ho  sposato è così. A volte lo vorrei trascinare nel mio buco nero fatto di pessimismo e piagnistei ma lui, con la pelle a stelle e strisce, non ci sta e ovviamente tira dritto con il suo pensiero positivo.
6. Gli americani sono i primi della classe anche in fatto di accoglienza. Ti fanno festa in un modo imbarazzante specialmente se sei Italiano con tanto di tappeto rosso ed elogio della tua italianità.
7. Si sanno vendere. Sanno rendere la loro più piccola esperienza o conoscenza come qualcosa di mai visto prima. Sono bravi a presentarsi con la loro bella valigetta di nozioni che sembrano tutti arrivati dalla Nasa quando magari  si parla semplicemente di noccioline e acqua con le bollicine. Sanno anche vendere. Hanno questa capacità di far apparire tutto convenente e come un'offerta imperdibile e te ci caschi come una pera cotta.
8. Mi piace che non hanno alcuna vergogna della ricchezza acquisita o di buone posizioni lavorative ottenute nel tempo e che agli occhi degli altri appaiano come esempi e non come furbetti. Noi italiani tendiamo ad invidiare chi se la passa meglio di noi commentando  acidamente e facendo stupide assunzioni. Loro semplicemente dicono : Good for her, she deserves it!. Buon per lei, se lo merita. 
9. Ai funerali e ai matrimoni una sola regola: distruggersi di alcool. Sempre con il loro entusiasmo e questo fare oltre modo positivo si presentano ai funerali sorridenti.                                            
Giustificano la sbronza dicendo che stanno onorando il defunto, la sua vita terrena e questo suo nuovo viaggio. Niente tristezza, solo super alcolici e questo evento, che per noi è il più triste ai quali si possa partecipare, diventa l'occasione per rivedere parenti persi di vista e per scambiarsi aneddoti divertenti. Ore ed ore a chiacchierare e ridere di gusto. Stessa storia ai matrimoni. Forse peggio perché qui ogni inibizione viene dimenticata nel limbo alcolico. Se non bevi sei la sfigata della festa. Io, praticamente astemia mi sono sentita dire: "Come fai a divertirti se non bevi?". Come ho sempre fatto, tesoro. Mai  bevuto e mi sono sempre divertita anche quando ero una giovane donzella protagonista delle notti fiorentine stellate più belle della mia vita.
10. Militari e mamme sono i super eroi di questo paese. Le mamme forse più dei militari, per quello che ho visto io. Soprattutto quelle che stanno a casa perché per qualche ragione non sono rientrate a lavoro. Su di loro la responsabilità del futuro dei figli e del futuro dell'umanità intera. Comunque una cosa l'ho imparata a riguardo. Mai mettersi contro una di loro, mai chiederle perché non sia rientrata a lavoro. Fucilazione immediata e cancellazione del tuo numero. 
11. L'avevo già detto e lo ridico: il customer care americano non lo batte nessuno. Il cliente ha davvero sempre, sempre ragione anche se ti sputa in un occhio e ti riporta in negozio un abito usato e puzzolente di sudore ma ti dice che lo restituisce solo perché non le piace il colore. È fantastico per me che vengo dall'Italia , paese dove non esiste la restituzione del credito o il diritto al recesso senza prima essere passati dal tribunale. 
12. Se avete figli in estate possono partecipare ad ogni tipo di Camp. Non ci sono solo quelli sportivi oppure quelli per imparare le lingue o la botanica ma anche quelli per principesse. Sì, i Princess Camp. Giuro, conosco una bambina che vi ha partecipato. 
13. Gli americani quando starnutiscono o tossiscono si coprono naso e bocca con l'incavo del gomito e così si vendono spesso in giro brutte macchie su cappotti o maglie. Le mani non si usano perché  poi si potrebbe premere un tasto dell'ascensore e contaminare i prossimi ventidue piani.
14.Ci sono persone che tengono una temperatura costante in casa di quindici gradi. Tutto l'anno. Il che vuol dire morire assiderati in casa di amici a febbraio quando qui fuori ci sono due metri di neve. Oppure tenere il piumino in borsa in pieno luglio per non prendere una polmonite quando entri in casa loro a causa della differenza con l'esterno.
15. Poi ci sono anche coloro che vivono sigillati in casa , non aprono mai le finestre e lo senti quando capiti da loro. Nemmeno se in casa c'è un bambino con un virus gastrointestinale è consentito cambiare aria. Meglio usare spray antibatterici o salviette su ogni superficie e magari anche quelli liquidi potenti per le mani che bruciano la pelle "ma uccidono anche lo Zika Virus". Eh, sì te che ci credi.
16. La notte di Pasqua fa visita ai bambini il "Coniglione Pasquale". Lascia loro nascosti tanti ovetti di plastica con regalino e caramelle. Ma lui è brutto e fa paura. Allora meglio solo le uova giganti di cioccolata che il giorno dopo spariscono perché la mamma ti sequestra il tutto per farci torte di cioccolata per i prossimi otto mesi. 
17. Qui si trova qualsiasi cosa, tutte le cose che si trovano su Pinterest non sono fantascienza o fotomontaggi. Esistono e si trovano in negozi a portata di mano. Eccetto i sottovasi (vs punto 1) e sacchi di plastica trasparente per proteggere i capi di abbigliamento da appendere nell'armadio. Vi ho appena suggerito un'altra idea imprenditoriale se avete fondi da investire negli Stati Uniti. Prego.
18. L'assistenza sanitaria sucks, o come si dice dalle mie parti "fa cacare". Sì, trovi centri medici d'eccellenza ma devi sempre sperare di stare bene e non averne bisogno. Perché tanto tanto hai un'emergenza e ti ritrovi in sala operatoria nel giro di due ore, allora sonno mazzate. Pur avendo una decente copertura assicurativa che paghiamo profumatamente ogni mese, ho pianto per ore quando mi sono arrivate fatture da mille dollari l'una. Piangevo e ci piango ancora per l'ingiustizia che rappresentano. Il diritto alla salute non esiste. Non è un concetto che gli americani sono pronti a fare proprio e non sono pronti alla sua condivisione e a renderlo accessibile a tutti. Mi viene la nausea se ci penso. Perchè un paese così evoluto ancora non ha capito i diritti elementari e di base dei suoi cittadini?
19. Pulire la casa non serve. L'americano medio ti dice che lavora tutta la settimana e che è giusto investire il suo tempo nell'ozio e nei vizi quindi perché perdere tempo a pulire casa? Io che lo faccio sono considerata poco normale e loro non si vergognano ad accogliermi nelle loro case diciamo "poco pulite" per essere gentili. 
20. I bambini americani sono avvolti da meno ansia dei nostri. Sono bambini che non hanno paura, certo alcuni sono più timidi e cauti altri più estroversi e avventurosi. Come tutti i bambini del mondo del resto ma non hanno l'ansia di "correre senza sudare", "mangia un altro pezzettino, fallo per mamma", "mettiti il cappello,sciarpa e coperta elettrica per andare al parco"... Se un giorno fossi mamma anche io spero almeno di imparare almeno questo dalle mamme americane che frequento. Vorrei dare al mio bambino lo spazio fisico ed emotivo per renderlo autonomo ma con la consapevolezza di una base alla quale far sempre riferimento.
21. Questa la sapete ma a me ancora sconvolge. Il ghiaccio si compra là supermercato. Se hai organizzato un party a casa, con almeno trenta invitati non puoi fondere il frigo a fare ghiaccio in continuazione allora vai al supermercato e ne compri qualche chilo. Sacchi enormi di cubi di ghiaccio che di solito poi rovesciano in grandi tinozze (come quelle per mettere i piedi a bagno!) o enormi frigoriferi da spiaggia. Ovviamente le bibite dentro a ghiacciare ben bene fino a farti venire una congestione quando le bevi. 
22. Sarebbe cosa buona e giusta che i bambini a cinque anni sapessero già scrivere e leggere. Poco importa se non sanno come relazionarsi tra loro. Non sono visti di buon occhio se sono un pò indietro nel segno grafico o nella lettura. A me fanno tenerezza. 
23. Gli accappatoi non esistono. Io me lo sono portato dall'Italia perché qui non li trovavo e la cosa che ci si avvicina di più sono le vestaglie di spugna le che americane tengono in casa. 
24. Una volta che si tolgono la vestaglia da sopra il pigiama si mettono un bel mollettoni rosa in capo e con il pigiamo indosso iniziano la loro giornata. Non tra le mura di casa ben nascoste, fuori. Squadre di pigiamate al mattino portano i figli a scuola e vanno a fare spesa. Le più cool poi aggiungono una bella infradito di gomma anche se è marzo.
25. Il raffreddore non si prende per via di un colpa d'aria tremendo perché l'aria condizionata è accesa ovunque e tutto l'anno ma a cause delle allergie primaverili, estive e autunnali. Tutti sono allergici, tutti si stordiscono di antistaminici da banco. Si trovano confezioni da 365 pasticche così da coprire un anno intero. E pensare che una volta ho dovuto pregare il mio dottore italiano per farmi fare una ricetta per un antistaminico che non avevo mai preso prima dei trent'anni. 
26. Per la serie "Quel che mio è mio e quel che è tuo è mio!".  Capita di invitare amici a cena e che questi mi chiedano cosa possano portare. Di solito suggerisco una bottiglia di vino o il dessert. Si presentano a casa con qualcosa da bere o una torta o dei pasticcini. Se è il nostro giorno fortunato la bottiglia arriva bella nuova e intonsa e il dolce appena sfornato altrimenti capita che la bottiglia sia già aperta perché "l'ho aperta ieri sera ma non la volevo buttare". Oppure mezza torta perché "ne ho fatta troppa, non volevo buttarla". Oppure a fine serata l'ospite chiede indietro ciò che ti ha portato perché qui il senso del possesso di qualsiasi cosa è forte, non si tratta del dono per ringraziare l'invito a cena. Il concetto è ben diverso: ti porto questa torta, mi appartiene, non te la dono, non devo ringraziarti di un bel niente, l'ho condivisa con te ma si chiama Pietro quindi torna indietro!. 
27. Le albicocche sono tristi.
28. C'è gente che vota Trump, esistono davvero e sono ovunque. Io ho paura, sinceramente. Meglio mi sbrighi a prendere la cittadinanza così tra quattro anni voto per il secondo mandato della Clinton.





Wednesday, March 2, 2016

Perché?

Stranamente ho avuto fortuna appena arrivata perché si libera il tavolo che secondo me mi darà la migliore prospettiva. In angolo, vicino al bancone del bar, spalle al muro e con vista diretta sulla porta così che possa fare i raggi a chi entra. Ho scelto una piccola cittadina vicino alla nostra, paesino benestante, dove il centro è dominato da piccoli negozi indipendenti. Le solo catene sono questa caffetteria, la farmacia e un paio di supermercati. Volevo andare in uno dentro Boston ma poi ho pensato che qui avrei trovato il giusto mix di personaggi tipici. In città la clientela è fortemente influenzata dalla zona: in centro molti turisti, nelle zone universitarie tutti studenti, nei quartieri snob solo mamme eco friendly. Quindi eccomi qui.
Occupo questa fantastica postazione, pulisco il tavolo lasciato sbricioloso e unto da chi  lo ho occupato prima di me e vado ad ordinare il mio caffè latte e cinnamon bun.  Sei dollari, un furto per un latte medio e un pezzo dolce che ovviamente non è stato impastato la notte scorsa dal mastro fornaio di turno. Buono il latte eh, ma cavolo sei dollari. Mi giustifico dicendomi che questo è il mio contributo allo studio di un famoso fenomeno sociale. Contribuisco così allo studio dei personaggi che vengono qui. Non ci vado quasi mai, ma quando mi capita mi guardo sempre intorno e mi domando chi sia il tipico cliente. E soprattutto mi domando perché decidano di passare così tante ore qui e più che altro cosa si prova. Ci sarà una ragione. Perché la gente preferisce studiare o lavorare qualche ora qui? Capisco l’aspetto ludico e di svago, il ritrovarsi con gli amici per una caffè e il tempo da dedicare a due chiacchiere. Ma non capisco tutto il resto. Credo che a volte si vada oltre, come quella volta che ho visto un colloquio di lavoro fatto in una di queste caffetterie. Non sono per niente moderna e per niente pronta per questo tipo di cose.
Inizio così queste due ore da nulla facente guardona.
Il primo pensiero che mi passa per la testa è: ma guarda te alle nove del mattino quanta gente che c’è qui, me compresa, a far qualcosa, a fare finta di lavorare o di studiare o scrivere un trattato di ingegneria spaziale insomma tutti impegnati a mantenere almeno un’espressione seria. Voler sembrare a tutti i costi intelligenti e super, super impegnati.
Mi viene anche il dubbio che ci sia una a fare la stessa cosa che faccio io, cioè niente. La tipa mi fissa dal suo tavolino e poi abbassa lo sguardo e scrive. Mi riguarda, abbassa lo sguardo e riscrive sul suo bel Mac. Non credo di ispirarle chissà quali pensieri filosofici...ma a dire il vero mi inquieta un po'.
Faccio la prima cosa qui ha senso fare: sfodero il mio ipad mini con tastiera ( che può solo contribuire a darmi un’aria molto più professionale e meno fancazzista) e mi collego al Wi-Fi.
Inizio a documentare quello che vedo, cioè i primi soggetti che trovo già nel seguente ordine:
- Quattro staying home moms, cioè le mamme a tempo pieno, nelle loro migliori divise atletiche, che dopo la meritata ora di yoga e meditazione si ritrovano qui per un caffè. Lo si capisce perché ognuna di loro ha il proprio materassino arrotolato, avvolto in custodie very fashion.  Faccio finta di fare qualcosa di importante ma in realtà ascolto la loro conversazione. Sembra che la discussione del giorno sia se comprare o meno uova intere o solo l’albume da usare senza il disagio di aver a che fare con il tuorlo. Quanto vorrei commentare. Non posso. Allontano dalla mente i commenti che farei.
-Un paio di studenti. La prima c’era già quando sono arrivata io, seduta davanti la porta che ogni volta che viene aperta la sventola con 2 gradi di freschezza. A farle compagnia il suo bel biberone di caffè freddo, finito già alle 9 ma ha di riserva un enorme termos . Chissà cosa c’è dentro. Il secondo arriva subito dopo di me: entra tutto trafilato e si lancia sul primo tavolo libero. Non ordina niente, per l'ameno mezz'ora e nessuno, dico nessuno, gli dice niente. Sfido a fare la stessa cosa in un bar Italiano.
- La mamma con bambina. Età della figlia 5-6 anni, la mamma che si muove con fare stanco, vestita come se si fosse appena alzata. Ma a guardarla bene capisco che è tutto calcolato perché ha adeguatamente scelto la maglia che dice: “lets get caffeinated“.  Le mamme a tempo pieno non lasciano niente al caso. Hanno una maglia per ogni occasione ma soprattutto una per ricordare sempre al mondo intero che loro sono eroine, sono mamme a tempo pieno.
- Davanti a me un trio di attempate signorine che ciabattano senza tregua. Ne hanno di cose da dirsi.
- Sui divani un paio di anziani signori che leggono il giornale, quello vero, quello di carta (esiste ancora anche qui).
- Al bancone del bar lo stalker. Lui ha davvero poco da fare oggi. Signore mezza età, panzuto, computer con pagina di Facebook aperta. Molto convinto di essere simpatico mentre  intrattiene, evidentemente contro la sua volontà, la povera barista che cerca di fare il suo lavoro. Siccome gli siedo molto vicina, non posso fare a meno di sentire il suo consiglio da uomo vissuto, uomo vero che ha passato la vita da Starbucks. A voce alta e con parole ben scandite lancia la sua perla mattutina: “prima regola di Starbucks: saper stare in fila”. Corro a segnarmela, casomai la dimenticassi. Forse c’era qualcuno che aveva problemi a stare in fila o aveva fretta. Più tardi verrà avvicinato da un paio di signori, si salutano. Mi scappa da ridere perché mi fa pensare al saluto dei signori pensionati toscani quando si incontrano al bar o meglio al circolo. Si scambiano due parole e commentano sul fatto che oggi questa caffetteria sia troppo piena.


Un flash mi ricorda che questa è la tremenda settimana di vacanza per le scuole, gli insegnanti hanno una settimana di programmazione durante la quali le famiglie vanno in tilt perché hanno da gestire i figli. Capita anche da questa parte di mondo che un paio di volte l’anno i genitori si debbano occupare dei pargoli.
Per ora non mi sembra di vedere nessun soggetto che si prevede passerà la giornata qui.
A dire il vero ci sono tre personaggi che appaiono semi impegnati, due uomini e una donna. Non sono insieme, in tre diverse postazioni ma sembrano lavorare..
Inizio poi lo screening di chi entra. Arriva la super mamma: due figli parcheggiati in un passeggino a due piani, una bambinella stipata al piano inferiore, così pressata che poverina mi manca l’aria per lei. Non identificato il bambinello al primo piano..
Entra una coppia di mezza età, lei tipica divisa da “ops, non mi sono truccata stamani ma l’occhialone tattico mi aiuta e non mi sono nemmeno pettinata ma ho un bel cappellino firmato, le unghie cementate e super colorate”. Lui normale direi. Si siedono, due litri di caffè e conversano.
Entrano ed escono molte persone che evidentemente sono clienti affezionati dato che salutano chiamando per nome i baristi.
Ad un certo punto inizia un flusso intenso di bambini con mamme atletiche. Qui vicino c’è la sede di un centro per bambini e famiglie dove al mattino fanno corsi  tipo “yoga con mamma e bla bla bla”. Lo studente che si era lanciato sul primo tavolo libero appare un po' infastidito dalle adorabili vocine dei settecento saltellanti bambini. Dopo una ventina di minuti se ne vanno.
Entra poi un giovane uomo, si siede, apparecchia il tavolino svuotandovi il contento del suo zaino. Documenti, laptop, estrae il telefono e l’auricolare e inizia a telefonare. Evidentemente si tratta di una conference call, prende appunti, si gratta la testa e lancia brutte occhiate a chi a momenti parla a voce troppo alta. Hey, amico del sole hai scelto il posto sbagliato se cerchi silenzio e concentrazione.
E poi ci sono io. Quella che di sicuro ha meno da fare di tutti ed è qui a fare il cappottino a chi capita!
Seduta da quasi due ore e i tre personaggi che mi sembrano i più seri e concentrati sono ancora qui. Nel frattempo accanto allo stalker al bancone  si è seduto un giovane. Spio velocemente lo schermo del suo computer e vedo che scrive codici, un geek. Forse il solo genio presente.
Era da tanto che dicevo di farlo, pensavo a quale fosse la migliore postazione, la formula migliore. Avevo anche pensato di importunare qualcuno avvicinandomi e chiedendo loro perché. Perché vieni qui, un posto chiassoso per studiare, lavorare, pensare in mezzo ad estranei, fare poco ....come me d'altronde. Poi invece ho deciso di fare così, guardare, ciacciare ed indovinare.
Questo posto è famoso per ospitare gente che ci passa la giornata. D’altronde offrono Wi-Fi aperto e illimitato, perché no penseranno i più. La musica di sottofondo disturba assai, fossi uno di questi geni qui, seduti impegnati a salvare il mondo con le loro ricerche, non riuscirei a concentrarmi.
Così come quando in estate l’aria condizionata è tenuta al pari delle temperature polari. Morirei assiderata.
Sembra che la risposta alle mie domande sia questa: spendere ore ed ore qui piace a molti, probabilmente trovano un loro spazio, qualcuno adora il menù offerto e l’ambiente finto accogliente, qualcun altro ancora forse la musica e il Wi-Fi, altri trovano il modo per passare alcune ore fuori di casa, mentre altra gente, come la mia vicina di casa scrittrice,  trova l’ispirazione per lavorare al suo ultimo romanzo.
Mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa stiano leggendo o scrivendo tutti questi soggetti, capire quanto inoltre siano attaccati a questa caffetteria.
Torno a casa pensando ai nostri bar o caffetterie alle quali il creatore di Starbucks si è ispirato negli anni settanta quando ha creato questa catena. Penso alla vera pasticceria che offrono, al caffè dal nome semplice così come il cappuccino o una bella tazza di caffè latte. Qui il loro menù sembra solo un miscuglio di bei termini che agli americani suonano molto sofisticati e ricercati. E penso agli italiani che quando vengono qui devono correre da Starbucks e ordinare uno di questi caffè, fotografarli, condividerli per elemosinare un like.

Ma ora che abbiamo la certezza che Starbucks aprira' anche a Milano penso soprattutto a quei finti impegnati, gli eco chic che ci passeranno del tempo, o a quelli che spenderanno quarti d’ora a cercare l’angolo giusto per lo scatto da postare su Instagram con  #starbucksmilan. 


Saturday, February 6, 2016

Il vero tifoso.

Credo che si sappia bene che qui con lo sport non si scherza.
I genitori sono più orgogliosi dei traguardi sportivi dei figli che del loro rendimento scolastico.
La mia teenager di riferimento, la figlia della nostra vicina di casa, ha ottenuto una borsa di studio da un college per far parte della squadra di basket. Starà a lei mantenere i voti degli esami ad un certo livello ma quello che conta è che contribuisca all'andatamento della squadra. Se poi esce da quel college ed è una capra, poco importa. Basta che la squadra vinca.
Sembra brutto detto così ma è la verità.
Mi intristisce leggere su Facebook i post di molti genitori americani che si vantano dei successi sportivi dei figli ma non del loro rendimento scolastico. Si esaltano a livelli stellari quando il pargolo o la pargola sono stati ammessi in questa o quella squadra, per i punti fatti durante una partita e mai uno che faccia una lode per i buoni voti dopo un test.
Capisco che l'educazione, soprattutto quella universitaria, abbia costi improponibili qui e che a volte il successo sportivo di un figlio aiuti l'economia della sua famiglia ma mi domando cosa ne sia della loro formazione educativa e culturale.
Per chi troppo sportivo non è non rimane che prendere un bel prestito per pagare l'università ed essere un gran tifoso. Uno di quelli veri, super fedele, che si farebbe offendere la mamma ma difenderebbe a cazzotti il quarter back della squadra di football che amano alla follia o che si sacrificherebbe al costo di apparire ridicolo.
Ecco, un ridicolo in questi giorni si è fatto riconoscere quando si è fatto tatuare sul polpaccio lo stemma dei Patriots e il titolo di vincitore del cinquantesimo Super Bowl. Finale che ad oggi deve ancora essere disputata. Sarà domani, Domenica 7 Febbraio. E i Patriots non sono nemmeno in finale. Il che vuol dire che il tipo in questione è stato, diciamo, un pochino troppo ottimista e aveva aspettative  leggermente alte.
È vero che i Patriots sono stati imbattuti per quasi oltre metà di questo campionato e che c'erano buone possibilità che arrivassero alla finale del Super Bowl ma ad un certo punto il crollo è iniziato e alle semifinali sono stati eliminati.
Nel frattempo lui, già ampiamente tatuato su gran parte del corpo, tutto orgoglioso e ottimista, si faceva allegramente tatuare il polpaccio.Sulla sua pelle è stata impressa l'immagine di una cosa che mai è accaduta è mai accadrà.
Sembra una barzelletta ma non lo è. Il tipo è stato intervistato e ovviamente dice di non aver alcun rimorso, che la squadra è comunque la migliore del campionato anche senza vincerlo e che lui è felice così. Io ho guardato il video dell'intervista almeno quattro volte perché mi fa troppo ridere quanto Verdone.
Eccolo qui, almeno lui è un incredibile ottimista.

A.






Thursday, January 14, 2016

Fresh truck

I food trucks ormai sono cosa superata o per meglio dire consolidata praticamente ovunque.
Adesso i geniacci del nuovo mondo si sono inventati i freschi trucks. Si tratta di mini mercati di frutta e verdura che girano ovviamente in furgoni. 
Intorno a Boston uno di questi sta riscuotendo un discreto successo. Sia perchè il concetto di base non fa una piega sia perchè hanno riconvertito un vecchio scuola bus in negozio ambulante. 
Cosa che secondo me e' una vera ganzata!


Il concetto è semplice. Vendere frutta e verdura fresca spostandosi in diverse zone tutti i giorni.
L'idea è venuta ad un gruppo di giovani alimentaristi che hanno osservato un fenomeno chiamato "food desert". Sono zone, appuno deserte,  più o meno vicine alla città, nelle quali non è possibile l' accesso immediato al cibo fresco. Si potrebbe pensare che si tratti solo di aree dove vivono famiglie a basso reddito ma rientrano invece in questa categoria anche zone nuove annesse a Boston, dove fioriscono costosi ristoranti e locali, ma dove manca la presenza anche di un semplice supermercato. O se questo è presente è uno di quelli che vendono solo prodotti organici ed estremamente costosi. Oppure aree centrali della città dove molti residenti non hanno l'auto e, per non perdere tempo con i mezzi pubblici e raggiungere un supermercato, si fermano al negozio sotto casa che , il più delle volte, offre cibo già pronto o in scatola. 
Partendo da questo studio e dal fatto che gli americani hanno bisogno di essere educati al consumo di frutta e verdura, questi giovani hanno promosso la loro iniziativa attraverso Kickstarter e una volta raccolti i fondi necessari hanno iniziato questa loro avventura.
Ad oggi hanno riempito tutti i giorni della settimana. In alcune zone nelle quali la loro presenza è ormai consuetudine sono in grado di selezionare l'offerta in base alla domanda di quella determinata comunità.
Oggi in via sperimentale si sono fermati nella nostra cittadina e ovviamente non ce li siamo fatti scappare.
Come previsto il truck era pieno di clienti, la scelta non troppo variegata ma i prezzi davvero accessibili. La postazione scelta strategicamente tra una scuola e un centro educativo pubblico.


L'iniziativa da tre anni a questa parte sta riscuotendo un buon successo e a quanto ho capito gli organizzatori stanno cercando nuove zone, oltre a promuovere programmi di educazione alimentare. 
Questo il loro sito

A.