Wednesday, March 2, 2016

Perché?

Stranamente ho avuto fortuna appena arrivata perché si libera il tavolo che secondo me mi darà la migliore prospettiva. In angolo, vicino al bancone del bar, spalle al muro e con vista diretta sulla porta così che possa fare i raggi a chi entra. Ho scelto una piccola cittadina vicino alla nostra, paesino benestante, dove il centro è dominato da piccoli negozi indipendenti. Le solo catene sono questa caffetteria, la farmacia e un paio di supermercati. Volevo andare in uno dentro Boston ma poi ho pensato che qui avrei trovato il giusto mix di personaggi tipici. In città la clientela è fortemente influenzata dalla zona: in centro molti turisti, nelle zone universitarie tutti studenti, nei quartieri snob solo mamme eco friendly. Quindi eccomi qui.
Occupo questa fantastica postazione, pulisco il tavolo lasciato sbricioloso e unto da chi  lo ho occupato prima di me e vado ad ordinare il mio caffè latte e cinnamon bun.  Sei dollari, un furto per un latte medio e un pezzo dolce che ovviamente non è stato impastato la notte scorsa dal mastro fornaio di turno. Buono il latte eh, ma cavolo sei dollari. Mi giustifico dicendomi che questo è il mio contributo allo studio di un famoso fenomeno sociale. Contribuisco così allo studio dei personaggi che vengono qui. Non ci vado quasi mai, ma quando mi capita mi guardo sempre intorno e mi domando chi sia il tipico cliente. E soprattutto mi domando perché decidano di passare così tante ore qui e più che altro cosa si prova. Ci sarà una ragione. Perché la gente preferisce studiare o lavorare qualche ora qui? Capisco l’aspetto ludico e di svago, il ritrovarsi con gli amici per una caffè e il tempo da dedicare a due chiacchiere. Ma non capisco tutto il resto. Credo che a volte si vada oltre, come quella volta che ho visto un colloquio di lavoro fatto in una di queste caffetterie. Non sono per niente moderna e per niente pronta per questo tipo di cose.
Inizio così queste due ore da nulla facente guardona.
Il primo pensiero che mi passa per la testa è: ma guarda te alle nove del mattino quanta gente che c’è qui, me compresa, a far qualcosa, a fare finta di lavorare o di studiare o scrivere un trattato di ingegneria spaziale insomma tutti impegnati a mantenere almeno un’espressione seria. Voler sembrare a tutti i costi intelligenti e super, super impegnati.
Mi viene anche il dubbio che ci sia una a fare la stessa cosa che faccio io, cioè niente. La tipa mi fissa dal suo tavolino e poi abbassa lo sguardo e scrive. Mi riguarda, abbassa lo sguardo e riscrive sul suo bel Mac. Non credo di ispirarle chissà quali pensieri filosofici...ma a dire il vero mi inquieta un po'.
Faccio la prima cosa qui ha senso fare: sfodero il mio ipad mini con tastiera ( che può solo contribuire a darmi un’aria molto più professionale e meno fancazzista) e mi collego al Wi-Fi.
Inizio a documentare quello che vedo, cioè i primi soggetti che trovo già nel seguente ordine:
- Quattro staying home moms, cioè le mamme a tempo pieno, nelle loro migliori divise atletiche, che dopo la meritata ora di yoga e meditazione si ritrovano qui per un caffè. Lo si capisce perché ognuna di loro ha il proprio materassino arrotolato, avvolto in custodie very fashion.  Faccio finta di fare qualcosa di importante ma in realtà ascolto la loro conversazione. Sembra che la discussione del giorno sia se comprare o meno uova intere o solo l’albume da usare senza il disagio di aver a che fare con il tuorlo. Quanto vorrei commentare. Non posso. Allontano dalla mente i commenti che farei.
-Un paio di studenti. La prima c’era già quando sono arrivata io, seduta davanti la porta che ogni volta che viene aperta la sventola con 2 gradi di freschezza. A farle compagnia il suo bel biberone di caffè freddo, finito già alle 9 ma ha di riserva un enorme termos . Chissà cosa c’è dentro. Il secondo arriva subito dopo di me: entra tutto trafilato e si lancia sul primo tavolo libero. Non ordina niente, per l'ameno mezz'ora e nessuno, dico nessuno, gli dice niente. Sfido a fare la stessa cosa in un bar Italiano.
- La mamma con bambina. Età della figlia 5-6 anni, la mamma che si muove con fare stanco, vestita come se si fosse appena alzata. Ma a guardarla bene capisco che è tutto calcolato perché ha adeguatamente scelto la maglia che dice: “lets get caffeinated“.  Le mamme a tempo pieno non lasciano niente al caso. Hanno una maglia per ogni occasione ma soprattutto una per ricordare sempre al mondo intero che loro sono eroine, sono mamme a tempo pieno.
- Davanti a me un trio di attempate signorine che ciabattano senza tregua. Ne hanno di cose da dirsi.
- Sui divani un paio di anziani signori che leggono il giornale, quello vero, quello di carta (esiste ancora anche qui).
- Al bancone del bar lo stalker. Lui ha davvero poco da fare oggi. Signore mezza età, panzuto, computer con pagina di Facebook aperta. Molto convinto di essere simpatico mentre  intrattiene, evidentemente contro la sua volontà, la povera barista che cerca di fare il suo lavoro. Siccome gli siedo molto vicina, non posso fare a meno di sentire il suo consiglio da uomo vissuto, uomo vero che ha passato la vita da Starbucks. A voce alta e con parole ben scandite lancia la sua perla mattutina: “prima regola di Starbucks: saper stare in fila”. Corro a segnarmela, casomai la dimenticassi. Forse c’era qualcuno che aveva problemi a stare in fila o aveva fretta. Più tardi verrà avvicinato da un paio di signori, si salutano. Mi scappa da ridere perché mi fa pensare al saluto dei signori pensionati toscani quando si incontrano al bar o meglio al circolo. Si scambiano due parole e commentano sul fatto che oggi questa caffetteria sia troppo piena.


Un flash mi ricorda che questa è la tremenda settimana di vacanza per le scuole, gli insegnanti hanno una settimana di programmazione durante la quali le famiglie vanno in tilt perché hanno da gestire i figli. Capita anche da questa parte di mondo che un paio di volte l’anno i genitori si debbano occupare dei pargoli.
Per ora non mi sembra di vedere nessun soggetto che si prevede passerà la giornata qui.
A dire il vero ci sono tre personaggi che appaiono semi impegnati, due uomini e una donna. Non sono insieme, in tre diverse postazioni ma sembrano lavorare..
Inizio poi lo screening di chi entra. Arriva la super mamma: due figli parcheggiati in un passeggino a due piani, una bambinella stipata al piano inferiore, così pressata che poverina mi manca l’aria per lei. Non identificato il bambinello al primo piano..
Entra una coppia di mezza età, lei tipica divisa da “ops, non mi sono truccata stamani ma l’occhialone tattico mi aiuta e non mi sono nemmeno pettinata ma ho un bel cappellino firmato, le unghie cementate e super colorate”. Lui normale direi. Si siedono, due litri di caffè e conversano.
Entrano ed escono molte persone che evidentemente sono clienti affezionati dato che salutano chiamando per nome i baristi.
Ad un certo punto inizia un flusso intenso di bambini con mamme atletiche. Qui vicino c’è la sede di un centro per bambini e famiglie dove al mattino fanno corsi  tipo “yoga con mamma e bla bla bla”. Lo studente che si era lanciato sul primo tavolo libero appare un po' infastidito dalle adorabili vocine dei settecento saltellanti bambini. Dopo una ventina di minuti se ne vanno.
Entra poi un giovane uomo, si siede, apparecchia il tavolino svuotandovi il contento del suo zaino. Documenti, laptop, estrae il telefono e l’auricolare e inizia a telefonare. Evidentemente si tratta di una conference call, prende appunti, si gratta la testa e lancia brutte occhiate a chi a momenti parla a voce troppo alta. Hey, amico del sole hai scelto il posto sbagliato se cerchi silenzio e concentrazione.
E poi ci sono io. Quella che di sicuro ha meno da fare di tutti ed è qui a fare il cappottino a chi capita!
Seduta da quasi due ore e i tre personaggi che mi sembrano i più seri e concentrati sono ancora qui. Nel frattempo accanto allo stalker al bancone  si è seduto un giovane. Spio velocemente lo schermo del suo computer e vedo che scrive codici, un geek. Forse il solo genio presente.
Era da tanto che dicevo di farlo, pensavo a quale fosse la migliore postazione, la formula migliore. Avevo anche pensato di importunare qualcuno avvicinandomi e chiedendo loro perché. Perché vieni qui, un posto chiassoso per studiare, lavorare, pensare in mezzo ad estranei, fare poco ....come me d'altronde. Poi invece ho deciso di fare così, guardare, ciacciare ed indovinare.
Questo posto è famoso per ospitare gente che ci passa la giornata. D’altronde offrono Wi-Fi aperto e illimitato, perché no penseranno i più. La musica di sottofondo disturba assai, fossi uno di questi geni qui, seduti impegnati a salvare il mondo con le loro ricerche, non riuscirei a concentrarmi.
Così come quando in estate l’aria condizionata è tenuta al pari delle temperature polari. Morirei assiderata.
Sembra che la risposta alle mie domande sia questa: spendere ore ed ore qui piace a molti, probabilmente trovano un loro spazio, qualcuno adora il menù offerto e l’ambiente finto accogliente, qualcun altro ancora forse la musica e il Wi-Fi, altri trovano il modo per passare alcune ore fuori di casa, mentre altra gente, come la mia vicina di casa scrittrice,  trova l’ispirazione per lavorare al suo ultimo romanzo.
Mi piacerebbe davvero tanto sapere cosa stiano leggendo o scrivendo tutti questi soggetti, capire quanto inoltre siano attaccati a questa caffetteria.
Torno a casa pensando ai nostri bar o caffetterie alle quali il creatore di Starbucks si è ispirato negli anni settanta quando ha creato questa catena. Penso alla vera pasticceria che offrono, al caffè dal nome semplice così come il cappuccino o una bella tazza di caffè latte. Qui il loro menù sembra solo un miscuglio di bei termini che agli americani suonano molto sofisticati e ricercati. E penso agli italiani che quando vengono qui devono correre da Starbucks e ordinare uno di questi caffè, fotografarli, condividerli per elemosinare un like.

Ma ora che abbiamo la certezza che Starbucks aprira' anche a Milano penso soprattutto a quei finti impegnati, gli eco chic che ci passeranno del tempo, o a quelli che spenderanno quarti d’ora a cercare l’angolo giusto per lo scatto da postare su Instagram con  #starbucksmilan. 


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