Saturday, January 31, 2015

Non solo il caldo dà alla testa

Come già scritto qui il freddo non scherza.
Martedì e mercoledì abbiamo avuto anche una bella bufera di neve che ha addirittura battuto alcuni record del passato.
Ogni bufera  lascia una scia di gelo e soprattutto di follia. La gente passa ora interminabili a spalare la neve, a cercare di rendere accessibili vialetti e anche l'entrata di casa. Ma soprattutto devono ritrovare la propria auto che, lasciata parcheggiata in strada davanti casa , viene praticamente sotterrata di neve. 
Li vedi prima spazzare via la neve dalla macchina, renderla almeno visibile. Poi piano piano e con santa pazienza iniziano a ripulire intorno. Il problema è che la neve è pesante e infinita. Inoltre non la puoi riversare sulla strada perché rischi di essere multato così come non può andare a finire sul marciapiede perché deve essere ben pulito. La responsabilità della pulizia del marciapiede e dei residenti. E tutti, dico tutti, si danno da fare per renderlo almeno accessibile. Il nostro regolamento comunale, per esempio, dice che i marciapiedi devono essere ripuliti dalla neve per almeno 60cm in larghezza. 
Quindi si capisce che questo lavoraccio richiede tanto tempo, fatica e lascia molta gente con un bel ma di schiena! 
A questo punto scatta l'aggressività del bostoniano vero, cioè di colui che ci ha quasi lasciato le penne sulla neve per liberare la sua auto e che di diritto si è ora guadagnato il suo posto auto per i giorni seguenti.
Questo vuol dire la difesa del posto auto viene messa in atto con ogni "comprensibile mezzo". Si vede così gente che, per marcare il proprio territorio e fare in modo che nessuno si accaparri ingiustamente quel posto auto, mette coni arancioni nel suddetto spazio. Tipo quelli di coloro che fanno manutenzione strade. Oppure in mancanza di attrezzi così professionali la fantasia si scatena e si vedono sedie, sdraie da mare, vecchie porte, cartelli con avvertimenti e minacce per chi avesse il coraggio di disobbedire a questa regola non scritta ma ben conosciuta nel New England.
Per avere una chiara idea di quello che vi racconto andate a dare un'occhiata qui.

http://bostinno.streetwise.co/2015/01/29/boston-parking-space-savers-photos-tweets/


A.

Friday, January 30, 2015

Ugo e Pina

Noi siamo questo. Siamo quelli che al primo tentativo non riescono mai ma siamo quelli che quando cadono lo fanno insieme e insieme si rialzano.

Ugo e Pina Fantozzi alle prese con la neve.
Episodio pilota.
Attori i DiPaola.

Ugo esce di fretta da casa alle 7:30 del mattino. Da bravo americano ha in una mano il biberone di caffè, nell'altra il piumino che ovviamente non usa perché abituato alle temperature polari e sulle spalle lo zaino con portatile e tutti gli altri attrezzi del mestiere.
Si avvicina al bandone del garage aperto e rovinosamente cade, tirandosi il caffè in testa!
Pina dalla porta di casa assiste alla scena. Scende di corsa le scale per raggiungere Ugo ma anche lei vola sul terribile ghiaccio nero.
I due si ricompongono un po' alla meno peggio e iniziano la loro giornata fortunata.
Dal 1 Febbraio in tutti i cinematografi.

A.

Thursday, January 15, 2015

Si pela.

In questi giorni da queste parti si pela. Ovvio che non stiamo a pelar patate ma ho usato un po' di Toscano per dire che fa molto, molto freddo.
Solitamente a  gennaio si è sommersi dalla neve, invece quest'anno ancora niente. A me non dispiace per niente ma gli americani veri sono molto dispiaciuti e lo sono stati ancora di più quando a Natale ci sono stati 15 gradi e tanto sole. Io invece gongolavo!
Quando fuori ci sono queste temperature quello che vorrei è starmene in casa al calduccio e guardare fuori dalla finestra. Magari, non posso. Ieri infatti alle 7 del mattino ero alla fermata dell'autobus. Impalata, imbalsamata dal freddo non riuscivo a muovere altro che la testa a destra e sinistra.
Osservavo i miei compagni di viaggio, i soliti. Ieri li ho guardati meglio e ho fatto la riflessione che segue.
Io non sarò mai come loro. Io non mi abituerò mai a questo freddo. Potrò combatterlo ma il mio fisico non lo accetterà mai. È così.
Per capirci. Ieri alle 7 del mattino c'erano -8 gradi e un pochino di vento.
La mia "vestizione" prima di uscire di casa ha richiesto tempo e ingegno. Cosa mi metto? I calzini di lana? Il maglione lungo? Quale cappello? Così mi sono preparata con cappello, collo bello aderente, piumino (ovvio), guanti da neve e scarponi da neve nonostante questa fosse del tutto assente. Del viso si vedevano giusto gli occhi. 
Ho realizzato che gli autoctoni non sentono il freddo che sento io e come me i brasiliani e messicani che vivono qui.
Gli autoctoni o meglio le autoctoni si presentano alla fermata del bus con -8 gradi indossando cappottino di panno primaverile, pantaloni a tre quarti, niente cappello o guanti, sciarpina fine e una scarpa stile sabot aperta dietro....e senza calze! 
Io capisco che lei sia nata e cresciuta a queste temperature ma quando è freddo è freddo. Lei non lo sente, io la invidio. Lei è disinvolta, io avvolta in strati di abbigliamento caldo che però mi impediscono i movimenti.
Noi immigrati, catapultati in questa gelida realtà, ci riconosciamo da lontano perché in questi giorni siamo tutti avvolti in piumini e metri di sciarpe. Oppure perché nemmeno sul l'autobus ci togliamo cappello e guanti e non ci sediamo vicino alle porte di entrata e uscita. Gli autoctoni invece stanno in piedi di fronte alla porta di uscita e ad ogni fermata prendono una bella boccata d'aria fresca! 
Ci guardiamo, ci scambiamo un sorriso di comprensione e proseguiamo verso le nostre mete. E siamo quelli che prima di scendere riportiamo la sciarpa sopra il naso per non respirare aria gelida.

Saturday, January 3, 2015

La famosa "return policy"

Da quando sono qui ho potuto sperimentare e capire che il motto "soddisfatti o rimborsati" esiste davvero.
Praticamente il 98% della merce che si acquista può essere riportata in negozio con il conseguente rimborso totale della spesa.
Solo un paio di grandi brand hanno rigide regole in fatto di restituzione e rimborso ma per il resto è possibile e incredibilmente facile.
Questo vuol dire che quando sei colto da indecisione in un negozio puoi comprare gli articoli che ti interessano ma non ti convincono, andare a casa e prenderti del tempo per decidere comodamente. Dopodiché tornare in negozio, restituire la merce accompagnata da scontrino e riavere i tuoi soldi indietro, cash o direttamente sulla carta di credito che hai usato.
Due recentissimi episodi accaduto dalla sottoscritta.
La scorsa settimana sono andata  a far spesa e tra le varie cibarie acquisto un barattolo di noccioline miste salate e un telecomando universale.
La sera stessa, io e mio marito spaparanzati sul divano, decidiamo di concederci uno snack. Apriamo il barattolo e ci rendiamo conto che ho comprato noccioline salate quando avrei voluto comprare quelle non salate.
Ci guardiamo, vado a cercare in borsa lo scontrino perso in qualche tasca interna, una volta recuperato decidiamo che il giorno dopo sarei tornata in negozio a restituire le noccioline in cambio di quelle non salate.
Così faccio il giorno seguente. Mi metto in fila ( quella vera, rispettosa, educata, ben allineata) nella sezione "returns" del negozio. Spiego alla signora il motivo per cui sono lì e dopo meno di 20 secondi ho i miei soldi in tasca. Torno in negozio e compro quel che volevo sin dall'inizio.
Qualche giorno dopo mio marito ha provato il telecomando universale e si rende conto che il pulsante del volume non funziona. Decide per la restituzione. Quindi va a rovistare nel sacco per il riciclo della carta, recupera la scatola ridotta in mille pezzi, mette scatola e tutti i componenti del telecomando in una anonima busta di plastica. Rieccomi nello stesso negozio, stessa composta fila.
Quando arriva il mio turno spiego alla commessa il problema e mi scuso per le condizioni della scatola ( io da brava italiana non abituata ai veri diritti del consumatore soddisfatto o rimborsato). Questa mi spiega che l'importante è che non manchi il contenuto integro. Stessa scena: 20 secondi e vengo rimborsata.
È davvero un bel vantaggio poter usufruire di questi diritti e sapere di non rischiare ma mi sorgono molte domande. 
Penso al barattolo di noccioline. Ne avremmo assaggiate cinque. Quel prodotto è secondo me ancora fruibile. Che fine farà? Sarà donato a chi ha poco da mangiare? E il telecomando? Magari con una piccola riparazione può essere rivenduto con tanto di sconto. Penso a quali siano le vere ragioni che spingono i negozi a concedere tutto questo a noi acquirenti. Forse perché così si è spinti a tornare a comprare presto? Dove sta il loro guadagno? E il nostro andare avanti e indietro per negozi a restituire merce non è di per se uno spreco? Non si consuma benzina e tempo? Cosa succede a tutta questa merce restituita? 
Per ora continuo ad esercitare questo diritto dato che non mi viene negato (devo ricordarmi che presto dovrò riportare indietro la tovaglia che non ho utilizzato per il pranzo di Natale!) ma ho molti dubbi. Per questo mi voglio documentare meglio e capire chi ci guadagna e chi ci rimette.

Thursday, January 1, 2015

Da qualche parte bisogna sempre iniziare

Inizio oggi, 1 Gennnaio 2015 ed in modo molto scontato, a scrivere uno dei tanti pensieri che mi piacerebbe condividere. Con chi ancora non lo so e non l'ho nemmeno capito.
Scriverò di me, di quello che vedo e di quello che ogni giorno mi stupirà e farà pensare. Si perché vivo dove non sono nata e in un posto che non mi è mai appartenuto ma che mi ha accolta e diciamo anche adottata. 
La bellissima, elegante e chic città di Boston. Un mare tra lei e le mie origini, la Toscana. Un mondo diverso, una nuova vita da riorganizzare, relazioni da rivedere e modificare a cause della distanza temporale e spaziale! 
Scriverò dell'amore che mi ha portata qui, di quel grande amore che ho tanto sognato e  affidato alle stelle che hanno poi permesso diventasse realtà.
La realtà quotidiana nostra ma anche di ciò che ci sta intorno, tutto troppo nuovo per me e tutto da capire. Le mille contraddizioni che mi fanno arrabbiare ogni giorno ma anche le cose fantastiche che imparo e che questo paese ci offre.
Sarò, sicuramente, sgrammaticata e sconclusionata. Ma a me basta che arrivino i concetti a chi sceglierà di leggermi. 
Ho scelto di farlo così perché mi sembrava la strada più facile in questo mondo tecnologico. 
Le distanze non esistono più, i messaggi arrivano ovunque in tempo reale così come le news.
Allora perché non fare la stessa cosa con i miei pensieri? Affidarli alle parole che scelgo e lanciarli  ovunque attraverso una tastiera.
Chiunque sia curioso di sapere cosa accade da questa parte di mondo sa dove trovarmi perché quasi due anni fa sono partita con un biglietto aereo che diceva "Boston solo andata".

Adele